MARIO DE BIASI

Fotografie 1947 - 2003

 

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“Perché dovunque s’incontra la vita s’incontra la bellezza.

Basta guardarsi attorno per vederla:

anche in una foglia, in un sasso, in un balcone fiorito.

Anche nei riflessi in una pozzanghera”.

Mario De Biasi

 

Questo progetto, un’ampia retrospettiva curata da Enrica Viganò in collaborazione con l’Archivio Mario De Biasi, organizzata da Civita Tre Venezie con Admira e l’Archivio Mario De Biasi di Milano, ripercorre l’intera produzione di Mario De Biasi, dagli esordi alla sua collaborazione con la rivista Epoca fino agli ultimi lavori.

Frutto di un’immensa ricerca nell’Archivio, l’esposizione raccoglie più di 250 fotografie, per la maggior parte preziose vintage prints, metà delle quali inedite. Il percorso espositivo procede diacronicamente per nuclei tematici attraverso dieci sezioni, passando per il racconto dei grandi eventi storici, i viaggi esotici, i ritratti di personaggi potenti e famosi, le scene di vita quotidiana, i volti anonimi, sfociando poi nel concettuale e nell’astratto.

Tra i tantissimi inediti, qui viene inclusa, per la prima volta, l’intera sequenza della fotografia più celebre e probabilmente più amata di De Biasi: Gli Italiani si voltano, realizzata nel 1954 per il settimanale di fotoromanzi Bolero Film e scelta da Germano Celant come immagine guida della sua mostra al Guggenheim Museum di New York, “The Italian Metamorphosis 1943-1968”. Una splendida Moira Orfei vestita di bianco passeggia per il centro di Milano, attirando lo sguardo dei passanti.

Gli anni ’50 del Novecento costituiscono uno dei fulcri del percorso espositivo con le immagini di un’Italia devastata dalla guerra, dove si coglie, tuttavia, la voglia di rinascita e di ricostruzione; gli scorci memorabili di New York; o ancora la prospettiva ravvicinata dell’insurrezione ungherese del 1956, sotto il tiro delle pallottole, che feriscono De Biasi e gli fanno guadagnare il titolo di “italiano pazzo”.

 

La guardarobiera. New York, 1956

Al 1964 risalgono due incredibili servizi, che testimoniano l’ostinazione di De Biasi: quello in Siberia, con temperature sotto i 65 gradi, e quello tra le lingue di lava dell’Etna in eruzione.                      

Nel 1969, Epoca dedica sei numeri alla conquista della Luna da parte dell’uomo e manda De Biasi con il pass della stampa internazionale a seguirne le varie fasi. Il pass gli permette di vivere a contatto anche con i preparativi e con tutto il personale, dagli astronauti ai tecnici. Mangia alla mensa della NASA dove mangiano anche gli astronauti e fotografa personaggi ed equipaggiamenti tecnologici con lo stesso entusiasmo.

 

Siberia, 1964

Parigi, 1970

  

Non mancano momenti di leggerezza e quotidiana intimità, che De Biasi ha indagato in tutti e cinque i contenti, con le foto dei baci, dei barbieri di strada e delle pause pranzo realizzate da Londra a Parigi, da Roma a Vienna, dal Cairo a Teheran, dalla Tailandia al Brasile, da Israele al Nepal, un inventario fotografico di comportamenti collettivi che ci ricorda che apparteniamo alla grande famiglia umana più di ogni altra cosa.

 

Proprio al tema delle “pause pranzo” è dedicata una grande installazione raffigurante un mappamondo sul quale vengono installate 40 fotografie (vintage e di piccolo formato) al fine di dare il senso di universalità dei temi di Mario De Biasi, straordinaria testimonianza di un gesto universale, quotidiano, scattato in ogni angolo del mondo, che rivela la comunanza più che la distanza tra le culture.

 

 

In mostra anche moltissimi tra i suoi più famosi ritratti, tra i quali quelli di Sofia Loren, Brigitte Bardot, Fellini, Maria Callas; alcuni degli innumerevoli viaggi, in particolare a Hong Kong, in Sud America e in India.

 

Fellini e Masina, Venezia, 1955

  

L’ultima sezione si concentra sull’amore per la natura, di cui sono rivisitati forme e segni, resi in foto come una sorta di “poesia visiva”: dalle sue origini nelle montagne bellunesi fino alle avventure nei luoghi più esotici, De Biasi ribadisce il suo sconfinato amore per la natura in tutto l’arco della sua vita di fotografo. Una rivisitazione continua delle forme e dei segni che madre terra ci mette davanti: stampe a colori e in bianco e nero in grande formato dialogano sul mistero della natura.

 

Accanto alle fotografie il progetto include moltissimi materiali d’archivio: volumi, i numeri originali della rivista Epoca, alcuni telegrammi, tra i quali quelli di Enzo Biagi e Arnoldo Mondadori, quaderni e due approfondimenti audiovisivi. L’intervista di Laura Leonelli in cui Mario De Biasi racconta la sua esperienza di fotografo e una proiezione di immagini, selezionata dalla figlia e responsabile dell’Archivio, Silvia De Biasi, con i servizi per gli inserti di Epoca dedicati alle meraviglie del mondo. 

 

Oltre a essere un grande fotografo, Mario De Biasi, appassionato di arte e di pittura, era anche un originale disegnatore.

De Biasi è un artista compulsivo, disegna in ogni dove e su qualsiasi supporto. Compone brillanti e ipnotiche serie di immagini a colori di soli, pesci, alberi, cuori, occhi, teste, ecc.  Un universo di tinte forti e infinita fantasia.

Il percorso espositivo vuole mettere in luce il lavoro del maestro De Biasi in tutte le sue sfaccettature, ed è per questa ragione che la mostra è accompagnata da un’originale allestimento costituito non solo da ingrandimenti delle sue fotografie, ma anche dalla riproduzione di molti dei suoi coloratissimi disegni.

Accompagna la mostra un catalogo bilingue Marsilio Editori, con i saggi di Enrica Viganò, Denis Curti e Angelo Ponta e gli apparati biografici di Silvia De Biasi.

 

 

BIOGRAFIA

Mario De Biasi (Sois, Belluno, 1923 - Milano, 2013) inizia a fotografare nel 1945 grazie a un manuale di tecnica fotografica rinvenuto tra le macerie di Norimberga, dove era stato deportato al lavoro coatto come radiotecnico.

Rientrato in Italia, presenta la sua prima mostra personale nel 1948 e nel 1953 diventa professionista entrando nella redazione di Epoca.

Per lo storico settimanale della Mondadori, considerato il Life italiano, lavora per più di trent’anni, realizzando centinaia di copertine e innumerevoli reportage in tutto il mondo per documentare non solo vari eventi di cronaca o le bellezze di luoghi e paesaggi, ma anche calamità naturali e guerre. Le sue foto sulla rivolta d'Ungheria del 1956 gli fanno guadagnare l'appellativo di “italiano pazzo”. Dopo il pensionamento continua a fotografare per passione tutto quello che attira la sua insaziabile curiosità.

Con le sue immagini sono stati illustrati articoli, numeri speciali di riviste e oltre cento libri che si aggiungono alle numerose mostre fotografiche in Italia e all’estero.  Nel 1994 la sua celebre foto Gli italiani si voltano è stata utilizzata come poster della mostra “The Italian Metamorphosis, 1943-1968” al Guggenheim Museum di New York. Nel 1982 ha ricevuto il premio Saint Vincent di giornalismo e nel 2003 è stato insignito dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) del titolo di “Maestro della fotografia italiana”.

Le sue foto sono esposte in numerosi musei e fanno parte di importanti collezioni istituzionali, tra cui si ricorda la recente acquisizione del Metropolitan Museum di New York. Il suo nome è iscritto nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.

 

Il balletto, Rimini 1953

 

 

 

SCHEDA TECNICA

Produzione: Marsilio Arte in collaborazione con Admira e Archivio Mario De Biasi, Milano

Curatore: Enrica Viganò

Dimensioni mostra: approx 600-700 mq-180 ml

Disponibilità mostra: da primavera 2022

Opere:

  • 216 fotografie incorniciate (vintage, later, estate);
  • 40 fotografie con passepartout nero (installazione “mappamondo”)

per un totale di 256 fotografie (la stampa del mappamondo dovrà essere riprodotta)

  • Libri, riviste e documenti d’archivio
  • Video “Meraviglie del mondo” di Silvia De Biasi
  • Video “Intervista a Mario De Biasi” con Laura Leonelli da richiedere alla casa di produzione Miro film

Allestimenti:

  • 13 teli in artex di varie dimensioni con ingrandimenti di immagini e disegni
  • 1 pannello in Dibond (Moira Orfei)
  • Pannelli e didascalie italiano/inglese (se richiesti)
  • File dell’installazione mappamondo

Valore assicurativo totale: 770.600 euro

 

Contatti:

Alberta Crestani

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Dove siamo

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
Vaporetto: Fermata San Giorgio, linea 2

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Chiuso il mercoledì

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